La rassegna internazionale di Acireale

Qualche artista fuori dalle correnti

ACIREALE – La Rassegna Internazionale d’Arte Acireale Turistico-Termale, giunta quest’anno alla undicesima edizione, è stata curata da Italo Mussa con una mostra dal titolo un poco misterioso: «Senza relazione/1. Il Verosimile critico». Nella introduzione al catalogo, il critico chiarisce le proprie intenzioni, dichiarando di aver voluto presentare un certo numero di artisti al di fuori di tendenze, correnti, gruppi, in modo da porre in primo piano le singole ricerche, ciascuna presa in se stessa, «senza relazione», appunto, con le altre.

L’unica relazione, che il critico ha cercato, è quella fondamentale tra ricerca e qualità, qualità d’arte: di qui l’altra parte (a tutta prima ancora più misteriosa) del titolo, in quanto la verosimiglianza della critica, la sua credibilità, dipendono in definitiva soprattutto dalla capacità di riconoscere la qualità artistica (se c’è, naturalmente) di ogni singola proposta. L’intenzione della mostra può tuttavia presentare anche qualche rischio, non fosse altro perché può rimettere in circolazione un’idea mitica dell’artista come individualità creatrice del tutto autonoma, un’idea che storia e critica recenti hanno invece posto in questione proprio mediante un discorso di relazioni di vario ordine: sociologico, linguistico, ecc.

Insomma, l’assenza di relazione, la singolarità della ricerca (ma questo è apertamente riconosciuto nella introduzione di Mussa) è solo un polo dell’esperienza artistica; l’altro polo resta pur sempre il riferimento ad altre esperienze, di ordine soprattutto linguistico, precedenti o collaterali, nei cui confronti ogni artista non può non stabilire una relazione dialettica di continuità-discontinuità, vicinanza-lontananza.

Le tanto deprecate tendenze o correnti in arte si definiscono quindi proprio nel momento in cui l’attenzione si concentra sul polo delle relazioni, non meno determinate dell’altro. Italo Mussa ha scelto quest’altra polarità dell’esperienza artistica con una indicazione tempestiva, in quanto la situazione odierna appare caratterizzata non tanto dal gioco delle tendenze quanto da linee singole di ricerca.
L’interesse della mostra di Acireale, la sua qualità (è una mostra che dà piacere alla mente e agli occhi) derivano forse proprio dalla possibilità che gli artisti invitati hanno avuto di giocare liberamente le proprie carte, di inserire la propria opera nel contesto ambientale e di porla in relazione diretta con lo spazio circostante. Così Luciano Bartolini ha disposto le sue «carte» lungo due pareti ad angolo «pensando all’Oriente», ossia ricordando gli «aquiloni» nepalesi, fogli-preghiera appesi a dei fili che scendono dalla cima dei templi fino a terra; Irma Blank ha incollato sul muro i suoi fogli coperti da una scrittura fitta e minuta, totalmente reinventata dall’artista; Marcello Camorani ha appeso al muro una delle sue «cordonature», proposte come esempio di un lavoro manuale autogratificante, che ha subito assunto una relazione di concordanza e di contrasto con i lavori manuali compiuti dai pescatori di Acireale e da un decoratore di carretti siciliani, presentati dal Gruppo Arte Provincia di Catania, che opera da qualche anno all’incontro tra arte e antropologia.

Enzo Esposito propone ancora una delle sue «storie crudeli», presentando frammenti fotografici di un corpo nudo su cui è puntato un coltello, insieme a frammenti aguzzi di vetri e a coltelli disegnati sulla parete in mezzo a una fittissima serie di segni-traccia; Pino Pinelli opera anche lui sulla disseminazione disponendo segmenti ellittici lungo una linea arcuata con un rapporto di continuità-discontinuità tra opera e spazio. Trotta sfrutta le risorse dell’ambiente collocando in una parete il suo «balcone» ricostruito in bronzo con una illusione di realtà prossima al trompe-l’oeil; Carlo M. Mariani gioca anche lui sulla ambiguità tra finzione e realtà con una delle sue «copie» da opere antiche e quindi restando dentro il contesto dell’arte; Turi Sottile scandisce la lunghezza della parete con una progressione cromatica (dal «bianco al nero»); Francesco Matarrese accoglie il visitatore con uno striscione ideologico piazzato sullo scalone centrale annunciando che «le contraddizioni sono ovunque».