La poesia di Pignotti si vede

La mostra antologica di Alberto Pignotti allestita alla Galleria d’arte moderna di Mantova è un giusto riconoscimento del ruolo che l’artista ha avuto nelle vicende artistiche italiane dagli anni Sessanta e della sua presenza attiva nella situazione attuale. Come ha scritto Luciano Anceschi, nell’introduzione del primo numero dei «Quaderni del Verri», dedicato alla mostra di Mantova, Pignotti si è reso subito conto della situazione della poesia in cui si è trovato a lavorare ed ha saputo rispondere alla domanda «che fare?» con una decisione che gli veniva dalla sua lucidità critica. Con pochi altri, Pignotti si è dato a sperimentare, infatti, una poesia che fosse in grado di porsi a confronto con il sempre più ricco e aggressivo universo visivo proprio della società moderna e, in particolare, delle grandi aree metropolitane. La sua è quindi una poesia visiva, nel senso che la parola ricorre all’aiuto dell’immagine e con essa costruisce un contesto linguistico che non è più il contesto della poesia tradizionale. La parola compie un atto di insubordinazione nei confronti dell’immagine, non si rassegna più a rimanere umilmente in disparte, come le figure dei committenti nelle antiche pale d’altare, ma pretende di occupare la spazio dell’immagine e concorre, a parità di diritti, alla messa a punto del messaggio. Si verifica un doppio spostamento, del codice verbale verso il codice visivo, e viceversa. Entrambi abbandonano il loro territorio (la poesia, la pittura) e si attestano in uno spazio diverso, quello di un inter-codice, risultante dalla contaminazione e dalla integrazione dei primi due. Pignotti ha portato in questa sperimentazione linguistica un contributo di ordine specificamente semiotico in quanto la commistione di parola e immagine gli è servita in prima istanza a sottoporre a una verifica critica le rispettive funzioni comunicative, a constatarne l’usura, a denunciare l’uso strumentale (soprattutto per quanto concerne l’immagine) fattone dalla società dei consumi. Nell’opera di Pignotti la riflessione semiotica, analitica, è quindi strettamente connessa con una internazionalità ideologica: la pratica della poesia visiva diventa cioè una pratica critica in quanto produttrice di un contro-discorso fondato sull’uso di parole e di immagini dentro circuiti di significazione diversi da quelli posti in atto dai centri di manipolazione del consenso di massa. Se il messaggio inviato dall’attuale sistema di potere è unidirezionale, in quanto tende ad ottenere una immediata risposta di consenso, il messaggio inviato da Pignotti punta sulla complessità, sul dirottamento dei significati correnti mediante accostamenti inediti (quindi più ricchi di informazione) tra immagini e parole. L’opera tende a un tipo di comunicazione che liberi il destinatario dai consueti atteggiamenti passivi e lo coinvolga in un atto di decifrazione in grado di stimolarne le capacità di giudizio.